Portella della Ginestra

Il luogo in cui si consumò l'eccidio del Primo Maggio 1947, quando Giuliano e la sua banda sparò sulla folla riunitasi per festeggiare la festa del Lavoro: fu la prima strage della neonata Repubblica Italiana.

Il Primo maggio del 1947, in un ampio spazio a metà strada fra Piana degli Albanesi e San Giuseppe Jato, alcune raffiche di arma da fuoco, sparate dalle montagne circostanti, si abbatterono su centinaia di persone radunate per celebrare la Festa dei Lavoratori e per festeggiare pacificamente la vittoria dei partiti di sinistra nelle prime elezioni regionali, appena svoltesi. Morirono 11 persone, fra cui donne e bambini.

Apparve subito chiaro come la strage fosse stata commissionata da esponenti della grande proprietà terriera, della mafia e dei partiti conservatori locali, preoccupati dall'avanzata del Blocco Popolare.Tuttavia a pagare furono soltanto Salvatore Giuliano e la sua banda: ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, nonostante i processi e il lavoro della Commissione Parlamentare Antimafia, non sappiamo con certezza i nomi di chi armò la mano degli assassini. 

Per la prima volta nella storia repubblicana, appena iniziata, la violenza stragista venne elevata a strumento per esorcizzare il cambiamento. E ciò purtroppo diventerà una costante negli anni, fino al 1992-93.

Oggi sul luogo della strage sorge un memoriale, un'opera di land art di gusto minimalista, firmata da Ettore de Conciliis. Alcuni grandi massi, quasi dei menhir, simboleggiano i corpi dei caduti mentre un muro a secco che taglia trasversalmente lo spazio riproduce la traiettoria degli spari. Su uno dei massi sono incisi i nomi delle vittime e su un altro i versi del poeta dialettale Ignazio Buttitta.

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