Cristina

...Vi ringrazio perché vi siete presi la briga di prendervi cura di posti di morte e non li avete riempiti di vita e basta. Li fate proprio traboccare di vita.



Vi scrivo due righe volanti per ringraziarvi.
Ve le scrivo ora, perché sabato mattina è stato un po’ come il pranzo della domenica dalla nonna: serve tempo per digerirlo.
E insomma, grazie.
Che un grazie appoggiato così sembra appena uscito dalla sagra della banalità, ma non mi viene in mente una parola migliore.
Però provo a spiegarvelo questo grazie.

Io non me lo ricordo il momento esatto in cui ho iniziato a leggere quello che mi capitava a tiro per capire la storia di Falcone e Borsellino, ma a un certo punto è successo. 
Però mi ricordo che ho iniziato perché ero una ventenne che si chiedeva in che modo un gruppo di persone normali fossero riuscite a fare dell’ordinario, lo straordinario. 
Ho imparato che per capire la loro storia, prima dovevo sapere di più della storia della mafia. 
E ho capito che se non sei siciliano, probabilmente non capirai mai davvero fino al midollo. 

Vi ringrazio per la passione che vi rotola fuori dagli occhi mentre parlate (e mentre state zitti).

Vi ringrazio perché vi siete presi la briga di prendervi cura di posti di morte e non li avete riempiti di vita e basta. Li fate proprio traboccare di vita. 

Vi ringrazio perché per raccontare le vostre storie, avete scelto parole che non schiacciano, ma che scardinano.

E con quelle parole lì, ci fate camminare nelle vostre scarpe, sulla vostra terra che poi diventa anche un po’ nostra .

Vi ringrazio perché potevate scegliere di non condividere. E invece avete SCELTO di farlo. 
Quindi tornando al punto, grazie.

E grazie anche  per la disponibilità, le spiegazioni e le risate: è bello vedere che esistono la cruda, incontaminata e immotivata gentilezza e la feroce ostinazione di chi ha una storia da raccontare e sa farlo.